Giuseppe Solmi
 

La moda nei libri d'ore

Libro d'Ore. XVI secolo.
L'ancella a sinistra indossa una guarnacca foderata, con mezze maniche e spacchi laterali. I capelli sono raccolti in una reticella Dietro a lei un'altra ancella mostra un pettine. Le altre serve vestono una gamurra con scollatura quadrata e turbante ebraico sulla testa. Accanto alla fontana compaiono stivali e ciabatte.
 
Nel 2010 lo Studio Solmi ha pubblicato un catalogo dal titolo La moda nei Libri d'Ore.
Introduzione
Le miniature medievali racchiudono una serie infinita di informazioni sulla moda europea fra Trecento e Cinquecento che risulta sicuramente un argomento appassionante ma fino ad oggi riservato a pochi specialisti, autori di pubblicazioni focalizzate in prevalenza sulle
Libro d'Ore. Francia XV secolo. La donna a sinistra indossa orecchini ad anella, segno imposto alle donne ebree mentre la Profetessa Anna ha un turbante ebraico.
arti figurative maggiori.
Un aspetto evidente a chiunque si avvicini alla materia è la problematicità della terminologia degli abiti medievali poiché esiste un comune vocabolario europeo. Lo stesso abito poteva avere un nome in Italia e uno diverso a Parigi e allo stesso tempo termini uguali potevano indicare abiti diversi. Uno studio comparato sulle relazioni fra termine ed oggetto nella moda medievale, soprattutto quella italiana e francese, risulterebbe di sicuro interesse poichè oggi come allora i due paesi dettavano regole e stili.
Le prime "leggi suntuarie" , vere e proprie regole del pubblico vestire, furono emanate a partire dal XIII secolo. L'abito ancor prima di proteggere la persona dalle avversità del clima o agevolarla nel lavoro, era un segno inequivocabile della classe sociale di appartenenza. Ciascuno doveva indossare gli abiti del proprio rango senza oltrepassare i limiti fissati e doveva rispettare le regole anche in materia di colori: ad esempio nel XIV e XV secolo solo i nobili e i ceti più alti potevano indossare abiti di colore verde e alle donne del popolo erano proibiti i colori sgargianti.
Libro di preghiere. Francia, XV sec. Santa Caterina ha una veste con larghe maniche a campana e ampia scollatura.
La società medievale, anche se composta prevalentemente da poveri al limite dell'indigenza appare molto attenta al lusso e alla rappresentanza. L'ostentazione della ricchezza si basa sull'esibizione compiaciuta di abiti che non permettono lo svolgimento di alcuna attività lavorativa, soprattutto manuale. Si pensi agli alti sandali delle nobildonne veneziane che per camminare dovevano venire sorrette o alle alte acconciature o ancora agli strascichi e alle scarpe a punta.

Guardaroba femminile
L'ideale femminile trecentesco esalta una figura esile e longilinea, con capelli biondi e carnagione chiara, viso ovale e seno appena accennato. Vesti attillate, lunghi strascichi e lunghe maniche a campana contribuiscono
Scultura in osso. Italia fine XIV secolo. La donna indossa un surcot a vita bassa con manicottoli. L'uomo porta una cottardita e uno chaperon (cappuccio) con la caratteristica coda: il «liripipion».
fortemente ad esaltare il senso di verticalità della figura.
Per entrambi i sessi il guardaroba si compone di indumenti sovrapposti: sulla camicia, in lino leggero, le donne del XV secolo indossano la cotta - in Italia chiamata gamurra -, abito di tutti i giorni che si infila dalla testa e spesso presenta due falde aperte sul davanti unite da un laccio intrecciato. Nel corso del XV secolo nelle maniche della gamurra compaiono delle finestrelle sotto all'ascella o sotto al gomito dalle quali traspare la camicia. Anche lungo i fianchi si creano lunghi spacchi che consentono alla gestante di allargare l'abito senza cambiarlo. Lo scopo di queste aperture è quello di evitare strappi e di agevolare i movimenti ma rapidamente si trasforma in un vezzo attaccato dai predicatori che le battezzano"finestre dell'inferno". Le maniche, fortemente soggette all'usura, divengono ben presto staccabili fino a trasformarsi in uno degli accessori più importanti del guardaroba, non solo femminile. Sopra la gamurra (a volte chiamata gonnella) le donne italiane indossano una veste, la guarnacca (sopravveste). Questi sono gli indumenti più utilizzati che pur assumendo fogge e nomi diversi a seconda dell'area geografica, non cambiano per secoli. Nel Trecento si diffonde in tutta Europa il gusto per le estensioni e
Libro d'Ore. Francia XVI sec. Il cavaliere indossa una pellanda foderata di ermellino.
alle maniche della guarnacca tagliate al gomito, si appendono i manicottoli , strisce decorative di tessuto, a volte lunghe fino a terra.
In Francia la sopravveste più diffusa prende il nome di surcot - sopra la cotta - . Lungo o corto, smanicato o con maniche staccabili, il surcot ebbe un infinito numero di varianti. La versione smanicata aveva ampie aperture laterali dalle quali apparivano le maniche della cotta sottostante; se confezionato in stoffa preziosa e bordi di ermellino poteva divenire un abito da cerimonia; molte Sante martiri sono rappresentate con questo abito.
Il termine italiano guarnacca pare non trovi esatta corrispondenza nel vocabolario nordeuropeo dove viene tradotto con houppelande, in italiano pellanda, che connota però un capo diverso con caratteristiche proprie. L' houppelande nacque in Francia alla fine del XIV secolo e trovò ampia diffusione nel secolo successivo. Indossata da entrambi i sessi
Libro d'Ore. Francia inizio XVI sec. Il Re inginocchiato indossa uno chaperon e una ricca guarnacca con ampi spacchi e mezze maniche. Il giovane ha un farsetto blu con calze e stivaletti al polpaccio.
era il capo più ricco del guardaroba, appannaggio delle classi medio alte che si potevano permettere il costo di una notevole quantita' di tessuto e di una fodera in pelliccia. E' un indumento capace di segnalare immediatamente lo status sociale di chi lo indossa, uomini o donne. Nei primi tempi è una veste fluente e panneggiata, aperta sul davanti e con ampie maniche. Durante il XV secolo si trasforma con maniche più strette, scollatura a V, anche sulla schiena, e viene chiusa davanti da un'alta cintura posta sotto al seno che stringendo la vita conferisce alla figura femminile la caratteristica silhouette a clessidra.

Guardaroba maschile
Cosi come per il vestire femminile anche quello maschile constava
Libro d'Ore. Francia XV secolo. Il Moro indossa un ricco farsetto, calzabrache e scarpe a «alla poulaine».
di capi ben definiti che segnalavano la classe di appartenenza. Nella biancheria intima le mutande, antesignane dei nostri slip, erano gia' conosciute, ma poco utilizzate.
La camicia, detta interula o tunica, confezionata in tela di lino bianco, grossa o fine a seconda del ceto sociale, doveva essere resistente per evitare il cambio giornaliero. Per le classi più alte non doveva mai rimanere totalmente in vista, solamente allo scollo, ai polsi, e dalle finestrelle del farsetto. Una vera rivoluzione fu quella che, a cavallo del XIV secolo, portò l'uomo a mostrare le gambe con abiti corti e aderenti. Questa moda delle gambe scoperte arrivò fino al XIX secolo quando le gambe si ricoprirono nuovamente con i pantaloni veri e propri. La cottardita- dal francese cote hardy - sopravveste derivata dall'abbigliamento militare- lasciava scoperte le gambe fino al ginocchio mentre il capo rivoluzionario del periodo medievale - il farsetto - che compare in Francia a cavallo fra XIII e XIV secolo, lascia scoperta l'intera gamba. Fino a tutto il XV secolo il "pourpoint" è il capo maschile per eccellenza, indossato da tutte le classi sociali, utilizzato in numerosi momenti della giornata, in casa o al lavoro. Si tratta di un corpetto, spesso imbottito con bambagia - il termine italiano deriva da"farsa" cioè imbottitura -, modellato sulle forme del corpo e indossato sotto l'armatura aveva il compito di attutire i colpi. Era allacciato davanti da una fila di bottoni e terminava con un colletto alto e imbottito. La lunghezza poteva variare, dalla coscia fino al bacino. Le maniche potevano essere aderenti sull'avambraccio e larghe verso la spalla, oppure aderenti con finestrelle all'altezza dell'ascella e del gomito per agevolare i movimenti. In Italia sopra al farsetto, si potevano indossare vari tipi di sopravveste come lacioppa, o laguarnaccaabbastanza lunga e con spacchi laterali utili per
Vetrata policroma XVI secolo. S.Sebastiano indossa le sarabule (mutande), il carnefice veste farsetto e calzabrache con stivali.
cavalcare. Nelle miniature francesi ritroviamo spesso sopravvesti di questo tipo dotate anche di mezze maniche che lasciano vedere la veste sottostante o il farsetto.
Con l'ultimo quarto del XV si diffonde in Europa anche l'uso di maniche
Libro d'Ore. Francia, fine XV secolo. Moda cinquecentesca: ampi cappelli e scarpe con punta quadrata.
intercambiabili che vengono fissate alle mezze maniche o alla spalla. L'usanza di sostituire le maniche appuntandole con stringhe o laccetti, notorio il richiamo al detto odierno "questo è un altro paio di maniche", era un espediente per modificare l'abito secondo i dettami della moda ma senza sostenere costi ulteriori.
Un altro tipo di sopravveste era la giornea, capo originale ed elegante, che si indossava sopra il farsetto; aperto ai lati arrivava a mezza coscia ed era generalmente senza maniche o con maniche prettamente ornamentali che non venivano infilate.

Calzature
L'abito corto medievale, rivelando la gamba, richiedeva calze aderenti e ben tese poiché scarsa aderenza era segno di disordine e trasandatezza. Nelle miniature dell'Annuncio ai pastori sono spesso rappresentati pastori con calze rammendate o cadenti. Le calze potevano costituire un unico capo assieme alle scarpe e in quel caso venivano chiamate "calze solate" cioè dotate di suola in cuoio. Le calze avevano gambe separate fissate al farsetto con stringhe e lacci. Verso la fine del Trecento, in risposta alle critiche di mostrare le proprie "pudenda" , qualcuno ebbe l'idea di cucire le due gambe ad un fazzoletto centrale di stoffa triangolare per coprire il pube. Questo pezzo mobile divenne la cosiddetta braguette cioè la patta dei pantaloni. Le calze così confezionate vennero chiamate calzabrache.
Le diffusissime scarpe a punta chiamate "alla poulaine" comparvero tra XIII e XIV secolo si utilizzarono per due secoli e solo all'inizio del Cinquecento la moda le sostituì con scarpe dalla punta quadrata. La lunghezza della punta, come quella dello strascico, era commisurata al ceto sociale e le scarpe dei re non avevano limitazioni.
Questo genere di calzari, come le "finestre dell'inferno", era
Libro d'Ore. Francia XV secolo. Un pastore indossa farsetto rosso, chaperon e calze bucate e cadenti con ghette blu rimboccate. L'altro indossa una tunica, cuffia e cappello a larghe falde.
considerato dalla Chiesa un'opera del demonio: impedivano d'inginocchiarsi e la punta sollevava la gonna. Una calzatura maschile molto diffusa rimane lo stivaletto in pelle, alto fino al polpaccio spesso con risvolto superiore.

Copricapi
Il cappuccio provvisto di mantellina (chaperon) appare circa alla fine del XII secolo e diviene rapidamente un capo indispensabile abbinato ad ogni abito. Copre interamente la testa avvolgendo i capelli e viene indossato anche sopra la tradizionale cuffia bianca. Nel corso del XIV secolo, forse seguendo la moda
Libro d'Ore. Francia XVI sec. Santa Elisabetta indossa il soggolo e un turbante
delle bande che pendono dagli abiti, nella parte posteriore del cappuccio compare una vera e propria "coda" imbottita che prende il nome di "liripipion" e ne diviene la caratteristica principale.
Con il XV secolo si apre un periodo molto ricco di acconciature di ogni tipo che variano in funzione della classe sociale e dell'età. Di gran moda è l'hennin, acconciatura nata a Venezia due secoli prima e composta da un alto cono rigido ricoperto in velluto o in seta, al cui vertice è applicato un velo o un pizzo a volte inamidato. E' curioso notare come le fate delle fiabe, ancora oggi, vengano rappresentate con questo copricapo. Molto più diffusi rimangono comunque cuffie, berrette e asciugatoi soprattutto tra i ceti più poveri e tra i contadini.
Anche per gli uomini nel corso del Quattrocento si diffonde la moda dei cappelli la cui varietà è per l'epoca impressionante: coni, cappucci, berretti di pelle, in tessuto o in velluto popolano le immagini del periodo e il gusto per la moda orientale porta alla grande diffusione di ogni sorta di turbanti. La grande massa del popolo continua a vestire in modo essenziale e
Il signore indossa una pellanda con bordi in pelliccia e il copricapo (mazzocchio) appoggiato alla spalla.
funzionale al tipo di lavoro svolto.
Il guardaroba maschile dei ceti più poveri si compone della camicia, della tunica cinta ai fianchi o ricoperta da una sopravveste, da calze e stivali e
Libro d'Ore. Francia, inizio XV secolo. Popolana con cuffia.
dall'immancabile cappuccio. I colori sono spenti o addirittura "non colori" cioè mantengono il colore del tessuto poichè la tintura delle stoffe è costosa. Le testimonianze sull'abbigliamento dei poveri, che non lasciavano eredità, sono molto scarse e lo studio dell'iconografia risulta di grande utilità.
E' proprio dalle miniature che si traggono le maggiori informazioni sull'abbigliamento dei contadini soprattutto nelle scene campestri, come l'Annuncio ai pastori.