Giuseppe Solmi
ITAENG

A177) Sadi, Golestan



Manoscritto su carta in persiano (farsi) proveniente probabilmente dal Kashmir, datato 1226AH, 1811 AD Dimensioni del foglio 220 x 150 mm, specchio di scrittura 175 x 95 mm. Testo in calligrafia nasta'liq su due colonne di 15 linee in inchiostro nero, alcune parole in rosso. Composto da 93 carte, l'ultima bianca. La decorazione comprende un frontespizio ( unwan), miniato in oro e colori.
Legatura probabilmente coeva in pelle con decorazioni a secco ed in oro. Buone condizioni di conservazione, alcune tracce d'uso e fori di tarlo restaurati lontano dal testo.
Il testo contiene il celeberrimo Golestan ("Il Roseto") di uno dei grandi poeti scirazeni del Duecento persiano: 'Abu Mo?ammed Mu?li? 'ibn ?Abd-Allah Sa?di Sirazi (ca. 1210 - 1291/2 d.C.). Il contenuto del Golestan è, si potrebbe dire, di tono eclettico e fine edificante: il testo si articola infatti in otto sezioni tematiche, pervase da un tono aforistico e leggermente ironico: come i re debbano comportarsi; come il santo debba vivere; i pregi del tacere; la gioventù e le cose d'amore; il bene del contentarsi; sulla vecchiaia e la debolezza; sull'efficacia dell'educazione; e infine una sezione che comprende sentenze diverse. Ognuna di queste parti si compone di una prefazione, un certo numero di storie o racconti che corroborino le tesi enunciate, e molti passaggi poetici. Tale qualità formale rende il Golestan un'opera assai sottile e complessa, impreziosita da uno stile conciso ed icastico, notevolmente espressivo, dal lessico assai preciso e classicamente asciutto.
Il Golestan fu scritto da Sa?di nel 1258 d.C., anno cruciale e nefasto per la civiltà islamica classica: in quello stesso anno l'esercito mongolo sotto il comando del khan Hülegü espugnò e saccheggiò irreparabilmente Bagdad, capitale dell'allora califfato musulmano, massacrandone la popolazione distruggendone i molti ed inestimabili beni culturali. Avendo il khan messo a morte il califfo (che pure si era arreso e consegnato insieme con tutta la corte), egli estinse per sempre la dinastia califfale abbaside, così decretando, secondo molti, la fine della civiltà islamica classica. (ALC 3607)